Il caldo comincia a farsi sentire, 38 o 40 gradi all ombra, più della febbre…!
Siamo a sud-est , lontani dal mare, lungo il confine con la Guinea Bissau ed il Mali.
Ci fermiamo a Mako, sotto il ponte sul fiume ci sono le donne che lavano a mano, altro che programmi di lavatrici, sbattono i panni sulle pietre. Fanno chilometri per raggiungere la poca acqua che c’è con le ceste dei panni in testa. Probabilmente è il motivo del perché le donne hanno il passo ed il portamento regale, naturalmente altezzoso: fin da bambine mantengono la schiena dritta portando grossi pesi in testa.





A Tomboronkoto le vediamo portare , sempre sulla testa, non più i panni da lavare ma grosse ceste di terra , terra per loro preziosa e sudata, scavata da buchi profondi 7 od 8 metri, portati su con corde e carrucole dagli uomini.
Siamo nella zona dei cercatori d’oro , lavano a mano un po’ di manciate di sassi e sabbia alla volta con L acqua , la setacciano, e usando pezzi di camera d’ aria nera come catini, la selezionano cercando microscopiche pagliuzze , praticamente polvere, del metallo più prezioso, l’oro.
Lavoro durissimo, sotto un caldo allucinante, 12 ore al giorno. Ad occhio recupereranno forse 1 grammo a famiglia al mese….
Il caldo è atroce.






Dopo sosta pranzo a Kedougou proseguiamo per Bandafassi, da Chez Leontine, sistemazione abbastanza basica in bungalow con tetto di paglia vicino un villaggio di etnia Bendik , gestiti dall signora Leontine , che si rivelerà un ottima cuoca, specialmente per la cipolla stufata e per la carne.
Alle 15 con un fuoristrada 4×4 telonato imbocchiamo la pista in terra rossa verso la cascata Dindifelo. Sono 23 km di polvere e tolèondulè , quelle gobbe costanti sulla terra battuta che fanno tremare le sospensioni.
Poi altri 40 minuti di trek nel bosco per arrivare alla cascata Dindifelo, un salto d acqua di oltre 30 metri. Sarebbe davvero la cascata più bella del Senegal se non fosse che, c è poca acqua, siamo davvero alla fine della stagione secca.
Ma il caldo ed il sudore obbligano al tuffo a quasi tutto il gruppo, guida compresa.
Ed in effetti il refrigerio nel laghetto sottostante il getto c’è, L acqua scendendo si raffredda, , creando anche una corrente d aria fresca.
Il sole del tardo pomeriggio è coperto.















Tempo 10 minuti di sincero godimento a mollo e voilà, succede l incredibile! Prima un tuono, poi un altro e tempo 5 minuti i primi goccioloni di pioggia cominciano a cadere, per la prima volta da fine ottobre, e siamo a maggio, di solito le piogge arrivano a giugno…
“Merci pour la pluie “ ci dice felice la guida, e scappiamo tutti bagnati fradici nel sentiero di ritorno. Ovviamente la prima acqua non dilava la polvere accumulata nei mesi ma semplicemente la fa diventare una patina limacciosa e scivolosa.
Abbiamo la soddisfazione di aver anche preso la prima acqua, giusto per non farci mancare niente, in questo Senegal
Ritornando indietro dal finestrino bagnato vedo la campagna circostante inumidita , esaltare i colori ed ho un flash: “vedo” perché la bandiera del Senegal è rossa, gialla e verde.
Il rosso della pista di terra argillosa, il giallo della savana secca, il verde delle chiome degli alberi.
I colori giusti di questo ambiente.
Domattina partiremo presto per il trek in salita verso il villaggio Iwol , e scrivendo questi appunti da solo nel camp silenzioso, oramai a luci spente, mi domando se sono ancora in grado di fare certe cose….



Il dolore alla schiena non è ancora passato ma è sopportabile

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