Se qualcuno mi chiedesse “cosa ti piace di più del Giappone?” , non avrei esitazioni a rispondere : i cessi! Sia quelli privati , che quelli pubblici.
Probabilmente vi chiederete stupiti, ma perché? Un toilet è sempre un toilet, che differenza fa? Beh, per prima cosa la pulizia , direi quasi maniacale, comprensibile in quelli privati , ma difficilissima da ottenere e mantenere in quelli pubblici, dappertutto e pure sui treni.
È una questione di cultura tipica del popolo giapponese , estremamente pulito e dedito da secoli ad abluzioni plurigiornaliere, e di educazione, all’ordine, al rispetto di se stessi, ma soprattutto del prossimo . Quando usano un bagno state certi che lo lasciano meglio e più pulito di come lo hanno trovato, e gli addetti alle pulizie , lavoro umile e non piacevole, fanno il loro mestiere con orgoglio , dedizione ed abnegazione, meglio che possono, come del resto tutti gli altri.
Per cui anche i bagni pubblici più difilati, più usati, più vecchi , sono comunque sempre attrezzati con sapone per mani, carta igienica , asciugamani di carta, spesso deodoranti spray, sacchetti per il pattume ed igienici. Tutto sempre funziona : acqua calda, fredda, luci, chiusura porte, non ho mai visto un rubinetto perdere una goccia , o non lucidato o pulito alla perfezione , nessuno ruba niente. Ma la cosa che colpisce noi occidentali, abituati ai semplici bidet ( e sicuramente non nei bagni pubblici o in Francia…) è l incredibile livello tecnologico raggiunto dai sanitari.






Tavolette del water che si sollevano automaticamente aprendo la porta del bagno, sedili perfettamente ergonomici e autopulenti con processi di disinfestazione a liquidi, e tavolette riscaldabili (!), pannelli di controllo con cui gestire le funzioni di lavaggio super sofisticate. Getti d acqua mirati e precisi per la zona anale , pulsanti, oscillanti , a getto , con pressione variabile, e direzionabili.


Poi altri getti specifici con regolazioni differenti per la zona vaginale femminile , con possibilità di regolare la direzione, la pressione , l intensità , l intervallo di pulsazione, la durata. Generatori di getti di aria calda per asciugatura post lavaggio , emettitori di profumi con possibilità di variazione dell aroma, altoparlanti per generare un suono di copertura per mascherare e coprire i rumori corporei ( i giapponesi sono timidi) tipo scroscio d acqua, o rumore della pioggia che cade o suoni similari.
Ovviamente non tutti i modelli di water hanno tutti questi controlli contemporaneamente, dipende dall età dell impianto, il luogo, il budget ecc. Il solo gesto di sedersi sul water mette di solito in preavviso il sistema per lo sciacquone finale automatico , che spesso parte da solo quando ci si alza, quindi gli uomini NON pisciano in piedi , per quello ci sono gli orinatoi…
Insomma una delizia da starci seduti comodi a farsi fare micro idromassaggi mirati…, altro che banali bidet con le mani…

Un altra vera delizia giapponese è la carne, e non solo la famosissima (soprattutto all’estero) bistecca di Kobe, che i contadini (di una volta) massaggiavano a mano per ore le vacche per scioglierne il grasso e marmorizzare la carne, ma il top è il manzo Wagyu , categoria A5, in cui rientra anche la carne di Hida, il top del top…
Citando www.marcotogni.it , un ragazzo italiano che ormai vive a Tokyo ed ha realizzato un sito , strepitoso e completo , per gli italiani che volessero visitare il Giappone :
“La principale differenza che rende la carne di Hida diversa dalle altre carni wagyu è la marmorizzazione del grasso: in sostanza il grasso si presenta con fitte e sottili striature, quasi delle piccole chiazze, che ad un primo impatto ricordano le striature del marmo. Questa caratteristica rende il gusto della carne estremamente prelibato e succoso e le dona una consistenza morbidissima, dando la sensazione che si sciolga in bocca. Inoltre, a differenza di altre carni, il grasso non è presente solo nelle zone tendenzialmente più tenere e grasse, ma anche in tutti gli altri tagli, come la spalla e la coscia e questo permette al grasso di “avvolgere” e proteggere in maniera uniforme la carne nel momento di cottura, riducendo così la fuoriuscita dei succhi interni e rendendola sempre tenerissima e profumata.”
E Takayama è nel cuore della regione di Hida…, per cui a cena ci siamo fatti un yakiniku ( griglia sul tavolo) in quattro, con i vari tagli e bocconcini di carne, verdure e funghi (i shiitake, famosi pure quelli) .

E confermo quello che dice Marco Togni! è la carne più buona che io abbia mai mangiato, morbida, saporita, gustosa, una vera delizia…









Da Nagoya a Takayama ci si arriva con un treno espresso panoramico, attraversando una bellissima valle verde con torrenti, anse, ponti e gallerie. Questa notte alloggiamo in un Ryokan, la tipica casa/locanda giapponese , con il pavimento in tatami (stuoie di bamboo) pareti e porte scorrevoli in legno e carta di riso , materassi a terra che si chiamano futon , spesso riempiti di foglie di riso seccate, e tavolinetto da te. In dotazione l immancabile Yukata, la vestaglia da camera. Si gira solo scalzi e quasi tutte hanno l Onsen, la vasca d acqua calda bollente ( spesso termale) dove si entra rigorosamente nudi dopo energiche abluzioni preliminari. Non è il massimo per un vecchio acciaccato e dolorante di mal di schiena come me , sedersi al tavolino basso o distendersi sui 5 cm del futon, ma con addosso la mia Yukata mi sento uno ShoGun (signore della guerra…)🤪






A Takayama io ci sono già stato e mai avrei pensato di ritornarci, ma è una bella cittadina attraversata da un fiumiciattolo, in quota, con tanta neve d’inverno ed un quartiere di vecchie case di legno , tutte perfettamente rinnovate e mantenute. Sono quasi tutti negozi/ boutique per turisti, con belle cose tipiche, liquorerie di Sakè (alcool di riso fermentato e distillato a 16-18 gradi, piacevolissimo e costoso), mercatini, pasticcerie e assaggerie di prodotti locali. Con un bel mercatino mattutino lungo il fiume con cose tipiche ed artigianali.
È il posto di dimensione più “umana” che visiteremo in Giappone.



Riesco a portare la truppa il tardo pomeriggio a visitare l Hida Folk Village, una collezione di case originali vecchie spostate in un bosco , molto ben conservate e con gli interni visitabili, ed artigiani che intagliano, fanno ceste, tessono e cuciono, fanno sci con il bamboo…
Ripartiamo ad ora di pranzo verso Kyoto dopo un tè servito meravigliosamente nel vecchio bar Don, solo lo spremi-spicchio di limone vale il viaggio, una vera delizia…


Rispondi a Maurizio CergolAnnulla risposta