Griot, pannolini e baobab

   

Giornata decisamente intensa, varia, bellissima.
Scrivo questi appunti seduto in piscina al Palmarin Ecolodge Resort, un insieme di bungalow etnici in canna e fango radical-chic inseriti in una vegetazione di baobab ed acacie, ma veramente di ottima architettura. Purtroppo sono gia la 19, siamo arrivati lunghi causa sosta pranzo e non ce il tempo per il bagno nella bella spiaggia qui di fronte, o nell’ accogliente piscina.

Il sole sta tramontando, il vento teso porta l umidita del mare, ma tiene lontane le zanzare. Almeno il cocktail di benvenuto siamo riusciti a berlo…
Le camere sono suites a due stanze , molto particolari comode e  simpaticamente arredate.


Dunque, stamane dopo colazione partenza puntualissimi alle 8 da Dakar . Ci immergiamo nel traffico caotico ed in un oretta e mezza raggiugiamo puntando verso sud la Riserva di Bandia per un safari . Saliamo sui veicoli attrezzati e con l entusiasmo di quelli del gruppo che non sono mai stati in Africa fotografiamo giraffe, bufali, struzzi, zebre, rinoceronti, scimmie, facoceri, uccelli coloratissimi, iene e coccodrilli e pure una tartaruga gigante. E una via di mezzo tra uno zoo-safari ed un parco, ma l ambiente è incontaminato ed enorme, gli animali sono nel loro ambiente  ed è costellato da immensi, meravigliosi, imponenti baboab, alcuni davvero spettacolari.
Sotto ad uno di essi c’è la tomba dei Griots, che sono i cantastorie che tramandano la tradizione orale dei villaggi. Hanno diritto ad esser sepelliti sotto questi maestosi alberi ed infatti in uno si scorgono due teschi bianchi calcificati tra le radici.


Ripartiamo sempre verso sud e dopo Mbour dove sostiamo per acquisto di schede Sim locali giungiamo a Le Pouponniere, un orfanotrofio.


Non si puo giustamente fotografare ma sono tutti commossi a vedere lo squallore e la dignità del posto, i neonati neri neri dormire nudi, solo con un pannolino bianco, in bianche culle scassate , scrostate ma dignitose, ed i bambini di due anni che da soli si gestiscono i vestitini e ci sorridono. Attanaglia il cuore vedere questi bambini, sono circa 70…
Lasciamo un sacco di roba portata dall italia, vestiti, ciabattine, colori, palloncini ed inoltre il gruppo decide di lasciare una generosissima somma in euro contanti, di cui ci danno ricevuta regolare. Andate a vedere il loro sito, commovente.


Ripartiamo , un po tristi in verità e proseguiamo per Joal Fadioul, l’isola delle conchiglie.
Sosta pranzo in un simpatico ristorante in riva alla laguna e vicino al ponte di legno lungo 500 m che collega l isola alla terraferma .
L isola è decisamente particolare, tutto il terreno su cui sono costruite le case dei pescatori è formato da miliardi di conchiglie calcificate dal sole.
Giriamo con la ns guida locale che parla perfettamente italiano tra le esposizioni degli artigiani di collanine, maschere e legno intagliato e con un altro ponte di legno entriamo nel cimitero che costeggia le mangrovie su vui sono collocati i piccoli granai su palafitte che conservano la farina di miglio.

Nel cimitero come del resto sull isoletta, convivono d amore e d’accordo le tombe dei cristiani e poco piu in la dei mussulmani.i L’isola è per il 90% cristiana contrariamente al resto del Senegal.

breve sosta per le foto di rito a Samba Dia, il piu grande baobab del senegal, davvero gigantesco e spettacolare dentro ci possono stare una ventina di persone…

Non avendo mangiato praticamente nulla per pranzo a parte qualche arachide che qui si trovano dappertutto, la cena la giudico particolarmente ottima qui in resort. Completiamo la serata aprendo la bottiglia di liquore comperato alla riserva, fatto con “il pane delle scimmie “ cioè il frutto del baobab, ma oramai troppo dolce per un diabetico come me.

Decisamente un altra giornata piena e densa .


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