Beh, il benvenuto a Seoul l ho avuto da un coreano anziano serio e compito , seduto di fianco a me sulla metro tra l’ enorme aereoporto Incheon di Seoul e la città: una lieve inclinazione a sinistra del busto ed una sonora scoreggia, prolungata , senza scomporsi e senza batter ciglio , fissando il vuoto. Sono stato salvato dalla potente aria condizionata sempre presente nelle metropolitane asiatiche, che sparando aria dall alto verso il basso , ha evitato il diffondersi di miasmi , e deve aver lavato via con l’aspirazione dal pavimento, l aria mefitica uscita dal culo del coreano. Che imperterrito alla stazione successiva si è alzato ed è uscito, elegantemente.
Un comportamento assolutamente inconcepibile su una metro giapponese , e questo la dice lunga sulla differenza tra Giapponesi e Coreani, due popoli vicini e di origini comuni , ma profondamente diversi .
Sarà la stanchezza di una sveglia alle 5 nel cubicolo dell hotel di Fukuoka, il caldo umido più pesante che in Giappone, i molti spostamenti con bagaglio, l’ oretta e mezza di volo ed i vari controlli, ecc ma l impatto con Seoul non è tra i migliori. Paese tecnologicamente molto avanzato, prob più del Giappone, ma con una architettura, una gestione della cosa pubblica, la pulizia, buona, ma non maniacale come in Giappone, la perfezione e la qualità dei sevizi non comparabili. I sottopassaggi, i mercati e negozi che abbiamo attraversato a piedi con i bagagli ( quelli delle signore cresciuti ed appesantiti, causa shopping…) per raggiungere l ostello , mi ricordano molto di più la Cina che il Giappone.
Con un po’ di difficoltà troviamo da cambiare in una banca (russo/mongola) gli Yen rimasti in Won coreani, e ricarichiamo le T-money, le carte di credito turistiche per i trasporti e piccoli acquisti nei konbini .
Arriviamo a DDP (Dongdaemun Design Plaza) famoso quartiere di shopping e caffè, caratterizzato da una enorme costruzione ovoidale , soprannominata la Balena, destinata ad hub culturale per mostre artistiche, musei ed altri avvenimenti.

È disegnato dalla famosa architetta Zaha Hadid , archistar nota per le sue volumetrie curve e sinuose, molto eleganti . Ed è infatti bellissimo sia dentro che fuori. Progetto coraggioso e costosissimo. Andrebbe visto sapientemente illuminato la sera , circondato da moderni grattacieli e shopping-mall.
















All’ interno vari spazi, cafe con belle terrazze, negozi minimalisti di design, tante aree gioco bambini, mostre varie tra cui quella di oggetti di modernariato , tipo telefoni anni 60, radio televisori, i primi computers ecc
Purtroppo alcuni mi sono famigliari dalla mia infanzia e giovinezza, li ho usati(!) per i teenagers qui deve esser roba da dinosauri. C’è addirittura l ‘Olivetti 32 portatile, la macchina da scrivere su cui ho scritto la mia tesi di laurea, su cui un bambino coreano batte i tasti meravigliato dai meccanismi e dalla lettera battuta sul foglio…
Ceniamo nel suo interno in uno degli innumerevoli ristoranti , con un primo assaggio di piatti coreani , decisamente più piccanti di quelli giapponesi. La cucina Coreana, ottima e rinomata in tutto il mondo , prende influenze più dalla Cina che dal Giappone .




Vi sarò più preciso nei prox post, ora sono stanco , devo dormire per riprendermi 😉, scrivere a letto fa cadere la palpebra ed il telefonino in grembo…
Ma prima vorrei segnalarvi, come oramai è d uso in questi miei post di viaggi, un libro, che sto tentando di leggere nei pochi momenti morti, passatomi da una partecipante.
Non c’entra niente con il viaggio se non per il fatto che l autore è un giapponese, tale Uketsu, si intitola Strani Disegni ( ed Einaudi).
E’ un esperienza di lettura immersiva unica, inquietante e piena di suspence, decisamente ingegnoso ed innovativo. Storie che nascono dall’analisi psicologica, quasi forense, di disegni di bambini.




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