Questo probabilmente è L ultimo post che pubblico, su questo viaggio.
Non può esser diversamente, si è chiuso un loop, il Mandala ha fatto il giro completo, la Ruota del Destino è tornata nella configurazione iniziale….
Stamane, mentre cercavo di programmare gli spostamenti della giornata qui a Jakarta, e Ratna, la gentile affittacamere dove Ierisera sono ritornato sentendomi quasi a casa, dopo il volo puntualissimo e mezzo vuoto da Yogiacarta, mandava, su mia richiesta, terribili sms in indonesiano dal mio telefonino, al povero funzionario della Saudia che uso come riferimento per la mia pratica di perdita bagaglio, è successo…!
Quello che in cuor mio avevo sempre sperato ma che oramai mi ero rassegnato definitivamente, ad accettare che non sarebbe mai avvenuto.
Un messaggio oramai inaspettato sul telefono italiano, con la foto del mio bagaglio, proprio lui, integro, e la comunicazione che era arrivato oggi con L ultimo volo da Jeddah, e che sarebbe stato consegnato all indirizzo voluto,qui a Jakarta, quanto prima, e comunque in giornata.
Che siano stati i due Geki d Argento, amuleti diventati quindi molto potenti, capaci di cambiare le sorti della mia Fortuna, ed aiutarmi nel sereno, ed a questo punto desiderato,rientro a casa?
Mah! Sono un essere razionale, che a certe cose non dovrebbe credere…
Eimprovvisamente mi sono sentito, da un lato rasserenato e felice di non aver perso alcuni oggetti a me cari, ma dall’ altro che un qualcosa era terminato, concluso, che una lezione, era finita.
Mi sono sentito scarico, stanco, e sereno.
E sono uscito, senza nessuna metà, volevo solo camminare e pensare. E del bagaglio non mi importava più niente, il suo contenuto non mi serviva più, non mi è mai servito, sarebbe arrivato prima o dopo, e questo mi bastava.
E così, unico pedone in giro per una città immensa e brutta, con traffico orribile, nell umidità e calura ho camminato, sudando, senza meta, solo con i miei pensieri.
La visita ai costruttori di barche in legno e le Raja Ampat mi sembravano siano avvenute tanto, tanto tempo fa…
Questo viaggio non sarebbe stato lo stesso se avessi avuto il mio bagaglio fin dall ‘inizio…
Ed ho imparato tante cose, che magari sapevo già, ma che ho dovuto praticarle sul campo, sperimentandole.
Per viaggiare non occorre molto,anche un viaggio di un mese può esser fatto con poca, ma scelta, roba. E ci si sposta più facilmente, più rapidamente, si parte prima, si trovano le cose subito, le si apprezza di più…
Ho imparato che non ci si deve legare agli oggetti materiali, essi vanno e vengono nella nostra vita, ma non sono mai fondamentali. Certo perdere il mio amato coltellino svizzero compagno di 40 anni di viaggi in giro per il mondo, con il suo bel fodero di pelle rossa da cintura e la croce Svizzera, mi faceva stare male.
Ma come mi disse una volta un mio amico: “Non è grave, è solo questione di soldi…”Qualche centinaio di euro e ne avrei potuto comperare un altro, forse anche migliore…
Nulla di materiale è davvero importante.Le mie magliette, le mia amate camice, alla fine non mi sono servite, o meglio, sono riuscito a farne senza.
Le cose davvero importanti sono altre, il rapporto con gli altri, la famiglia, gli affetti, le esperienze e le conoscenze che accumuli nel corso della tua esistenza, dei tuoi viaggi ed esplorazioni.
Le emozioni che vivi, le sensazioni che provi, le cose che vedi, le persone che incontri e conosci.
Ho riscoperto il rapporto con gli altri, con voi cari e sparuti lettori di questo blog che mi ha aiutato a non sentirmi mai solo e disperato ma anzi, solo un avanguardia in esplorazione di un mondo che tutti noi vorremmo vedere.
Ho capito e sentito L amore e L appoggio della mia famiglia, dei miei meravigliosi figli, che ho sempre sentito vicino.
Di mia moglie, che mi ha sempre sostenuto in questa voglia di viaggiare che è diventata parte della mia vita, di me.
Ho toccato con mano L importanza di cose che io spesso egoisticamente ho trascurato nel rapporto con il prossimo.
La generosità, la disponibilità, la gentilezza, L altruismo, L aiuto disinteressato di persone sconosciute, che probabilmente non rivedrò mai più nella mia vita, che mi hanno dato molto senza chiedere nulla in cambio.
Lian, Nian, Marati, Marco, Ratna e tanti altri, con il loro esempio, mi hanno aperto gli occhi sull importanza del prossimo, sull apertura verso gli altri, sconosciuti.
Certo sono tutte cose che un uomo di 67 anni avrebbe dovuto capirle e conoscere molto prima, ma il viverle in esperienze personali è diverso e molto più formativo.
Ho imparato, una volta di più, che le cose, i luoghi e le situazioni sono sempre diverse da come uno le immagina o vorrebbe viverle.
Nel bagaglio avevo messo dei viveri di supporto, condimenti per il riso bianco ubiquo che avrei trovato dappertutto e che so che mi avrebbe stufato, qualche lattina di vino che ci sarebbe stata benissimo al tramonto ammirando dalle palafitte i magnifici tramonti sul mare alle Raja Ampat e con il pesce ai ferri.
Ma alla fine, le esperienze sono state diverse, ma ugualmente appaganti.
Pianificare, programmare, progettare, L ho fatto per tutta la vita, professionalmente e non solo, ma anche lasciarsi andare, cambiare programmi, accettare contrarietà, L inevitabile, il non previsto, ha il suo fascino, ha il suo perché.
E stato un viaggio bellissimo, intenso, spesso più dentro me stesso che fuori, in questa magnifica Indonesia, già conosciuta più volte ma sempre nuova.
Camminando con i miei pensieri, incurante del caos e del traffico,sono arrivato al Monumento Nazionale, una alta colonna che porta in cima una fiamma dorata, in un immenso ed interminabile piazzale circolare in un parco enorme e curato.
Centro geometrico di giakarta, decisamente brutto e banale, anche se imponente.
E mi sono disteso sul prato, stanco, sereno e felice, ho ritrovato il mio bagaglio, ho ritrovato me stesso.
Il Destino mi ha fatto fare un giro diverso, per poi riportarmi ad esser quello che sono, la Ruota dell esistenza ha compiuto il suo ciclo ed è ritornata alla posizione iniziale.
Per 28 giorni, guarda caso esattamente per un ciclo lunare, ho vissuto come non avrei voluto fare, e sono contento di averlo fatto.
È tempo di tornare, di riconsegnare un bagaglio al banco del check-in della Saudia, e volare nuovamente a casa, alla mia vita, forse, chissà, un po’ diverso da come sono partito.


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